domenica 12 agosto 2012

E' andata bene.

Non fai in tempo ad entrare in casa che ti suona il telefono. Il call id ti dice che è tuo fratello e pensi che vorrà parlarti della sua nuova macchina fotografica. Ti metti comodo, convinto che sarà una lunga telefonata. Invece ti dice che è stato avvisato da un'amica comune che vostro padre è stato investito con la bicicletta. Non hai ancora riattaccato che sei già in sella al Supercub diretto al luogo dell'incidente. Speri non sia lui, che sia qualcun'altro, in fondo vi siete appena salutati, tu e il papà. Sul luogo dell'incidente c'è l'ambulanza e subito ti viene un groppo, ti fermi, ti guardi intorno e lo vedi, il papà, sanguinante sull'ambulanza. I soccorritori ti dicono subito che sta bene, ti chiedono se sei il figlio, ti tranquillizzano. Il papà ti guarda, ha lo sguardo perso, spaventato, non sa dirti cos'è successo. I vigili ti dicono di aspettare, tu cerchi chi può averlo investito ed è un ragazzino pieno di gel, i sentimenti si confondono e vorresti potergli fare male anche te. Arriva anche tuo fratello, che non vede il papà perchè l'ambulanza è appena partita. Rilasciate i dati ai vigili, prendete in consegna la bicicletta, il ragazzino con troppo gel si fa uomo e viene a parlare con voi, si scusa, vi chiede il numero di telefono per avere notizie. Poi correte in ospedale e lo trovate steso su una barella, ancora sanguinante, nessuno che l'ha medicato e sembra parcheggiato in corsia. Dopo qualche ora lo visitano, non ha niente di rotto, deve stare in osservazione, deve fare lastre, tac, poi visita dall'ortopedico e altre lastre. Ne esce con le sue gambe, all'una di notte. Ti sembra che abbia 10 anni di più. Ti sembra incredibilmente vecchio e indifeso. Ti sembra di volergli ancora più bene.

Nessun commento:

Posta un commento